25 Mar Incontro con Guido Guglielminetti
Perchè un musicista sceglie di suonare il basso, e nel tuo caso, come ci sei arrivato, e quando?
Qualcuno ho detto: “ non è il musicista che sceglie lo strumento, ma è lo strumento che sceglie il musicista” Secondo me è verissimo, perchè ad ogni strumento corrisponde un diverso carattere. Io non avrei potuto essere un chitarrista, anche se la suono la chitarra, ma il basso è decisamente il mio strumento.
Tu hai lavorato in RCA, che ricordi ne hai?
Della RCA ho dei bellissimi ricordi perchè vi si faceva musica davvero. Gli studi erano all’avanguardia dal punto di vista tecnico, i fonici indossavano il camice bianco e al Bar c’era Mario, il barista, che dispensava pillole di saggezza tipicamente romane. La mensa sembrava un film di Fantozzi, quando si entrava si passava dalla sala in cui mangiavano le “maestranze” per accedere alla sala dei ”dirigenti” e dei “Vip”, di solito accompagnati da un silenzio imbarazzante!
Il primo disco a quando risale, e con chi?
Il primo in assoluto credo sia stato un 45 giri di Franco Tozzi, composto da Umberto Tozzi e da me: “Qui” nel 1970. Ma non ne sono sicuro.
Una cosa di te la so…che sei sempre puntuale, anzi, in largo anticipo tranne una volta nella tua carriera.
Ce la racconti?
Mi sono presentato in ritardo di mezz’ora il primo giorno di registrazione de: “Il mio canto libero” di Lucio Battisti. Trovai Lucio al telefono con la casa discografica: “mandatemene un altro….no, non fa niente è arrivato”. Sentirsi una merda è usare un eufemismo! Quello che si è poi rivelato come il disco più importante della mia vita musicale ho rischiato di giocarmelo per non essere stato puntuale. Mai più successo! Arrivo sempre almeno mezz’ora prima di tutti.
Oltre alla capacità e al talento, cosa pensi ti abbia aiutato a vent’anni ad entrare di botto nel mondo musicale a suonare con dei professionisti di grande elevatura?
No non ci sono entrato di botto, ma a piccoli passi cercando ad ogni esperienza di imparare sempre di più, ho commesso anche degli errori e non è sempre andata come avrei voluto, non subito, ma poi con lo studio e la caparbietà ci sono riuscito. Evidentemente avevo talento, ma a mie spese ho scoperto che quello da solo non basta, ci vuole studio, buona volontà, serietà e affidabilità.
Com’è nata la produzione con Francesco De Gregori?
Francesco si innamorò del suono di “Ventilazione” album di Ivano Fossati che realizzammo appunto Ivano Fossati, Elio Rivagli ed io. Un lavoro molto ricercato dal punto di vista della sperimentazione sonora e di arrangiamento. Francesco De Gregori quindi ci invitò ad entrare nella lavorazione dell’album che stava facendo: “Scacchi e tarocchi” da lì in poi la mia collaborazione è continuata fino a diventare produttore degli album di Francesco De Gregori dal 2000 ad oggi.
Quando non sei in tournè con Francesco, a cosa ti dedichi?
Tengo dei corsi presso il mio studio in provincia di Cuneo. Il corso si chiama PSR (practice studio recording) è individuale e consiste nella realizzazione di un brano inedito dall’inizio alla fine, arrangiamento e registrazione compresi. Ospito i corsisti in un appartamento completamente indipendente. Mi sta dando grandi soddisfazioni questo lavoro perchè poi rimango in contatto con tutti questi ragazzi che mi tengono aggiornato sui propri progressi e quando vado a fare concerti dalle loro parti ci incontriamo. Loro mi dicono che hanno imparato molto, ma non sanno che anch’io imparo molto da ognuno di loro. https://www.facebook.com/PracticeStudioRecording
Nelle tue interviste tu lo definisci un perfezionista…..
lo sei anche tu, oppure tu più cuore che tecnica, oppure tutte e due le cose? Chi è il coordinatore del gruppo…come funziona tra voi?
Siamo entrambi perfezionisti, ma mai a scapito della spontaneità, meglio il piccolo errore piuttosto che un’esecuzione perfetta ma fredda e impersonale. Il coordinatore senza dubbio sono io. Sono io quello che raccoglie le idee di tutti, comprese le mie, le mette insieme, le riordina, le perfeziona. Ritengo sia molto importante ascoltare con grande attenzione il parere di ognuno e poi decidere la direzione da seguire sperando di aver deciso per il meglio. Finora è andata bene!
Non ti sei mai messo in mostra, ma conoscendoti e seguendoti come musicista, ci si rende conto che hai collaborato con i più grandi, e ne porti di tutti un bel ricordo e grande e sincero rispetto.
E’ stata una fortuna o c’è un segreto?
Metti di dare un consiglio ad un giovane che vorrebbe seguire le tue orme…
No la fortuna non c’entra, come dicevo prima, bisogna lavorare molto e con grande attenzione. Non esistono fidanzate, amici, festività, vacanze… Per molti può essere un sacrificio, per me non lo è.
Il tuo libro è sempre nel cassetto?
Il mio libro incomincia ad assumere un’identità, perchè io non voglio scrivere una biografia, ho tante cose da raccontare e molte sono già nero su bianco ma la cosa che più mi interessa è che non sia un’auto celebrazione e non lo sarà. E forse ora l’idea giusta ce l’ho.
B.B.
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